Rinite allergica: come prevenirla e curarla | Altroconsumo

2022-07-23 02:47:16 By : Mr. Bo WU

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Con le allergie ai pollini le farmacie elargiscono antistaminici, cortisonici e decongestionanti a piene mani. Ma quali tra questi è il farmaco più sicuro ed efficace? Esistono metodi per prevenire o curare l’allergia stagionale? E perché sono così diffuse? Tutto quello che devi sapere sulla rinite allergica.

Come ogni anno, in primavera la rinite allergica torna a infastidire milioni di italiani, costretti a ricorrere a farmaci antistaminici, cortisonici e decongestionanti per trovare sollievo ai classici fastidi, come naso che cola o completamente chiuso, starnuti, occhi che bruciano e lacrimano. Sintomi che, in realtà, tormentano molte persone anche in altri momenti dell’anno, per colpa di pollini, muffe, acari e allergeni vari ,che infestano l’ambiente e le nostre case in altri periodi o in modo continuativo, facendo così patire i molti italiani che soffrono di allergia. E tra le varie manifestazioni allergiche, la rinite allergica è forse il problema più diffuso, ma anche il più sottovalutato, nonostante per molte persone sia l’anticamera di un problema ancora più grave: l’asma allergico.

La colpa dell’ampia diffusione della rinite allergica va data a un insieme di cause e fenomeni solo in parte chiariti dalla ricerca scientifica, alcuni dei quali riguardano le nostre abitudini e il nostro stile di vita. In questo dossier ti spiegheremo quali risposte sono emerse dalla ricerca sulle cause della rinite allergica, stagionale e non, per capire se c’è qualcosa che possiamo fare a scopo preventivo, soprattutto per ridurre il rischio che ne soffrano i nostri bambini, ma anche per ridurre l’intensità dei sintomi con l’immunoterapia (detta anche “vaccinazione” per le allergie) e ti indicheremo anche come curare i sintomi, ricorrendo ai farmaci più sicuri ed efficaci.

La parola rinite è un termine generico che implica la coesistenza di tre sintomi nasali in forma esagerata e frequente:

Non tutte le riniti sono di origine allergica. Gran parte delle riniti sono infatti la reazione all’infezione da parte di virus respiratori, che genericamente chiamiamo raffreddore.

La rinite allergica è invece una reazioni difensiva messa in atto dal nostro organismo in risposta al contatto con alcune sostanze estranee, i cosiddetti “allergeni”. Gli allergeni, in realtà, sono sostanze innocue, ma percepite come pericolose dalle difese immunitarie delle persone predisposte, cioè i soggetti allergici o “atopici”. A contatto con gli allergeni, il sistema immunitario “sensibilizzato” dei soggetti atopici reagisce e scatena una risposta infiammatoria, che provoca reazioni di vario tipo. Nella rinite allergica, gli allergeni provocano l’infiammazione della mucosa del naso e delle congiuntive, provocando sintomi come rinorrea, congestione nasale, starnuti e pizzicore al naso, rossore e prurito agli occhi.

La rinite allergica, tradizionalmente, veniva divisa tra stagionale e perenne, a seconda che un individuo fosse sensibilizzato ai pollini (o in generale ad allergeni periodici) o ad allergeni non stagionali, come acari della polvere, peli di animali o muffe. Questo schema di classificazione è però poco rappresentativo della realtà vissuta dai pazienti, perché le persone allergiche a più allergeni stagionali hanno sintomi tutto l'anno, mentre persone allergiche a un allergene “perenne", cioè sempre potenzialmente presente nell’ambiente, possono avere sintomi solo se esposte e per un periodo di tempo limitato. Ecco perché oggi si tende a classificare le rinite dal punto di vista del paziente, a seconda della presenza dei sintomi in modo episodico (intermittente) della durata di poche settimane di seguito o persistenti (della durata di varie settimane o mesi) e tra sintomi lievi, moderati o gravi.

Il “raffreddore da fieno” è un classico esempio di rinocongiuntivite episodica. È detta anche “oculorinite allergica” perché è molto frequente che la rinite sia accompagnata da una congiuntivite, cioè un’irritazione della congiuntiva dell’occhio, la membrana mucosa che riveste la superficie oculare e quella interna delle palpebre. Comunemente si parla anche di allergia al polline visto che una delle riniti più comuni è l’allergia al polline delle Graminacee.

Le riniti persistenti o croniche invece possono essere legate a più allergeni, presentandosi così molto frequentemente nel corso di periodi prolungati. Le riniti croniche puramente allergiche cominciano quasi sempre nell’infanzia e sono di solito associate ad altre malattie, come l’asma o l’eczema. La responsabilità è di solito imputabile ad allergeni domestici, cioè rintracciabili nei luoghi di vita o di lavoro. I sintomi si scatenano solitamente per il contatto della mucosa con l’allergene responsabile, ma possono anche comparire in seguito ad altre stimolazioni non specifiche (comuni comunque alla maggior parte dei casi): cambi di temperatura dell’aria, contatto con fumi o gas irritanti ecc. tipicamente, i pazienti possono soffrire di polipi a livello della mucosa nasale, che causano un’importante congestione nasale.

Le rinite allergiche episodiche, come il raffreddore da fieno, hanno dei sintomi caratteristici:

L’intensità dei sintomi è diversa da persona a persona. Le prime manifestazioni appaiono in genere durante l’infanzia, ma non è una regola assoluta perché possono comparire a qualunque età. È normale che i sintomi si aggravino per due o tre stagioni, poi si stabilizzino per parecchi anni e vadano ad attenuarsi successivamente. Purtroppo, però, chi soffre di “raffreddore da fieno” ha maggiori probabilità delle altre persone di soffrire di asma.

Le riniti allergiche persistenti, invece, possono manifestarsi quotidianamente, con frequenza minore, o essere semplicemente occasionali. I sintomi sono essenzialmente gli stessi di quelli del “raffreddore da fieno”, sebbene con minore irritazione oculare. In alcune persone predominano gli starnuti con espettorazione di muco, in altre si tratta piuttosto di un’ostruzione nasale. In questo caso, in genere, il disturbo tende ad accentuarsi col passare del tempo.

Le riniti allergiche sono solitamente provocate dagli allergeni presenti nell’aria, dai pollini, agli acari della polvere o dal “pelo” degli animali (come vedremo poi, non è proprio il pelo a causarle).

Le fonti più importanti di polline allergenico sono alcuni alberi, le piante della famiglia delle Graminacee e alcune erbe come la parietaria.

La polvere domestica è invece uno dei principali determinanti di riniti allergiche cronice.  Il principale allergene presente nella polvere domestica è il dermatofagoide, minuscolo essere, invisibile all’occhio umano, della famiglia degli acari. Deve il suo nome al fatto che si alimenta delle piccole particelle di pelle che perdiamo ogni giorno (in una notte rilasciamo tra 0,5 e 1 grammo di tessuti morti). Si ritiene siano i suoi escrementi a provocare l’allergia. Il luogo della casa che più piace a questi animaletti è la biancheria da letto, particolarmente ricca di particelle di pelle. Un letto ne può ospitare fino a diecimila. La quantità di “cibo” di cui necessitano per sopravvivere è minima e il fattore che più ne stimola la riproduzione è l’umidità: quanto più ce n’è nell’abitazione, tanto maggiore sarà il tasso di crescita. Se il livello di umidità non supera il 35-40%, gli acari si seccano e muoiono..  Lavare la biancheria a temperature elevate può aiutare a ridurre la quantità ma non è risolutivo. Ricoprire i materassi con materiali di plastica è consigliabile così come rimuovere tappeti, tende e tutto ciò che accumula polvere.

Le muffe sono un importante allergene, ma l’allergia alla muffa si manifesta con frequenza sotto forma di asma, raramente come rinite.

Gli animali domestici (come i gatti o i cani) sono causa di allergie per molte persone, che si considerano comunemente allergiche al pelo, quando invece l’elemento allergenico non è il pelo propriamente detto, ma piuttosto le pellicole della pelle desquamata (scaglie di forfora), che si posano sul pelo e si disperdono in seguito nell’aria. Ciò spiega come l’allergico possa presentare dei sintomi senza venire a contatto diretto con l’animale. Per lo stesso motivo, si produce la reazione anche in coloro i quali ignorano totalmente la presenza del cane o del gatto nell’abitazione in cui sono in visita. Il grado di sensibilità a questi animali varia enormemente da una persona all’altra. Potenzialmente allergenici sono anche i conigli, i porcellini d’India, i criceti, i cavalli ecc.

L’allergia agli uccelli si manifesta con reazioni asmatiche ed è più raro soffrire di riniti.

Infine, alcuni importanti allergeni sono elementi o sostanze con i quali una persona è in contatto ripetutamente per tutta la durata della sua attività professionale. Nella maggior parte dei casi si producono reazioni respiratorie, di solito asma. Si può qui citare l’allergia del panettiere, dovuta a sostanze presenti nella farina.

È molto raro che un’allergia alimentare sia la causa di una rinite, anche se alcuni alimenti possono favorire il manifestarsi di reazioni allergiche ad altri allergeni.

Per finire, in un certo numero di casi, nonostante si presentino tutti i sintomi di una rinite allergica, può risultare impossibile determinare quale sia l’allergene responsabile della reazione. Ci troviamo di fronte alla cosiddetta rinite intrinseca o vasomotoria. La sua frequenza, al contrario di ciò che succede con la rinite allergica, diminuisce con gli anni.

La rinite allergica è una delle manifestazioni allergiche più comuni e diffuse nei paesi occidentali. Per di più, negli ultimi decenni nei paesi occidentali si è registrato un forte aumento del numero di casi di rinite allergica e asma. Si tratterebbe addirittura di un problema sottostimato: mentre i casi diagnosticati in Europa sono tra il 17% e il 28.5%, a riferire di soffrire di sintomi allergici sono oltre il 25% dei bambini e oltre il 40% degli adulti europei.

Vari studi hanno cercato di identificare le cause di questo aumento, ma attualmente nessuna teoria risulta definitivamente dimostrata e probabilmente la colpa va data a vari fattori, strettamente intrecciati.

La predisposizione genetica e l’ereditarietà hanno un ruolo sicuramente molto importante; molti geni del nostro DNA sono associati a una maggiore suscettibilità per asma e allergie. Secondo l’Accademia Europea di Allergologia e Immunologia Clinica (EAACI) i bambini che hanno almeno un parente di primo grado affetto da allergia hanno un maggior rischio di sviluppare patologie su base allergica.

Gli studi hanno preso in considerazione cause di tipo ambientale, sociale e comportamentale, individuando vari fattori di rischio legati al cambiamento dello stile di vita avvenuto nei paesi sviluppati durante il XX secolo: dal miglioramento delle condizioni igieniche, all’eradicazione di molte malattie infettive e al cresciuto uso di farmaci, ma anche al cambiamento delle abitudini alimentari, ai cambiamenti climatici e all’inquinamento, alla riduzione del numero di persone all’interno dei nuclei famigliari e allo spostamento delle famiglie dalle campagne alla città, che ha comportato svariati cambiamenti tra cui la riduzione del tempo passato all’aperto e una minore attività fisica.

Difficile dire quali di questi fattori sia più colpevole di altri: molti cambiamenti intervenuti nelle nostre vite sono stati concomitanti; inoltre è probabile che questi fattori di rischio abbiano un’azione di tipo sinergico. Oggi, infatti, si pensa che alla base di questo incremento di allergie ci sia un‘interazione geni-ambiente, dove per “ambiente” si intende l’insieme degli stimoli esterni, che possono influenzare l’espressione dei nostri geni, con conseguenze sulla risposta immunitaria agli allergeni.

La diagnosi della rinite allergica si basa su:

Non è sempre facile formulare una diagnosi sicura al cento per cento, ma solitamente è abbastanza facile determinare quando si è in presenza di un “raffreddore da fieno”. Una coincidenza tra l’esordio dei sintomi e i periodi dell’anno in cui più circolano i pollini è già indicativa di una diagnosi.

Normalmente gli alberi disperdono il polline all’inizio della primavera o anche prima, se l’inverno è mite. I momenti culminanti della pollinazione vanno da maggio fino a metà giugno per le Graminacee e da marzo a giugno per la parietaria. Alla fine dell’estate arriva il turno delle erbe silvestri. In ogni regione climatica predominerà un diverso tipo di polline. Occorre però prendere sempre in considerazione altri fattori come il clima e la localizzazione: è differente, per esempio, la diffusione dei primi in una località sulla costa da una all’interno. In generale, possiamo dire che il freddo e la pioggia impediscono la diffusione del polline, che ha una maggiore espansione invece in caso di tempo secco, caldo e ventoso. Quando la sintomatologia è meno caratterizzata, può essere utile sottoporsi a test cutanei con una selezione di differenti antigeni.

Una volta appurato il tipo di polline o di pollini responsabili dell’allergia, può aiutare nel prevedere il periodo sintomatico la consultazione del “bollettino del polline”. La Rete Italiana di Monitoraggio Aeroallergeni cura un interessante sito Internet nel quale si può consultare un bollettino del polline aggiornato settimanalmente; nello stesso sito è possibile consultare i calendari pollinici di ogni area climatica italiana. Qui potete a trovare tutte le informazioni.

Come è naturale, la prima precauzione è di evitare il più possibile il contatto con l’allergene. Ridurre l’esposizione può limitare l’insorgenza dei sintomi, ma a livello pratico non è una soluzione sempre realizzabile. Se il paziente è allergico ai pollini, che si diffondono nell’aria molto facilmente, può evitare le situazioni in cui l’esposizione sarà importante, come per esempio un picnic in piena primavera, ma difficilmente è possibile evitare completamente il contatto con l’allergene. Si possono poi adottare alcuni accorgimenti, anche se non è dimostrato che siano davvero utili:

Quanto ai farmaci, si ricorrerà principalmente agli antistaminici per via orale e locale (spray, nasali, colliri) quando i sintomi sono lievi e caratterizzati da starnuti, prurito e irritazione oculare e, in alcuni casi, ai corticosteroidi in spray o per via orale. Per gli occhi, possono dare sollievo impacchi con garze inumidite con acqua fredda e lavaggi oculari con soluzione fisiologica. Quando invece i sintomi sono importanti, anche gravi, e caratterizzati da forte congestione nasale, sono invece i cortisonici spray per via nasale a essere il trattamento migliore, più efficace degli antistaminici su tutti gli aspetti e sintomi della rinite allergica. Entrambe le terapie (antistaminici e cortisonici) sono ritenute sicure nel breve e nel lungo periodo. Ne parliamo nelle prossime FAQ.

L’immunoterapia invece non è una panacea universale. La sua efficacia purtroppo varia da una persona all’altra. Ne parliamo più approfonditamente più sotto.

Purtroppo, la rinite allergica è una patologia che non si può curare; esistono però dei farmaci che aiutano a controllare i sintomi, purché il trattamento sia assunto nel modo corretto e prolungato per tutto il periodo di esposizione all’allergene. Neanche l’immunoterapia desensibilizzante può risolvere completamente il problema, ma potrebbe aiutare ad attenuare la sintomatologia.

Esistono varie classi di farmaci utili per trattare i sintomi della rinite allergica:

I farmaci e le loro combinazioni vengono scelte a seconda di quanto sono aggressivi i sintomi e di quanto limitano la vita del paziente.

La combinazione di antistaminici orali e nasali è sconsigliata, perché, secondo gli studi esistenti, non c’è un aumento del beneficio rispetto all’utilizzo di uno solo dei due, quindi il paziente può scegliere in base alla propria preferenza. In caso di congiuntivite allergica, si può ricorrere a un collirio antistaminico, da utilizzare al bisogno.

Tutti i farmaci richiedono di un po’ di tempo prima di dare la massima azione terapeutica (gli antistaminici sono più rapidi, mente i cortisonici possono impiegare anche qualche giorno), quindi al fine di ottenere il massimo beneficio, è bene proseguire il trattamento con costanza per tutto il periodo di esposizione all’allergene, seguendo con attenzione i consigli del medico.

Gli antistaminici sono farmaci in grado di contrastare l’azione dell’istamina, il principale responsabile dei sintomi e delle manifestazioni allergiche. Gli antistaminici non sono però tutti uguali, soprattutto in termini di sicurezza.

Oggi, per la rinite allergica, si preferisce infatti ricorrere ai cosiddetti antistaminici di “seconda generazione”, quali Cetirizina e Levocetirizina, Loratadina e Desloratadina, Fexofenadina, Ketotifene ed Ebastina. Questi principi attivi, a differenza degli antistaminici di “prima generazione” (come la doxilamina, la prometazina o la difenidramina, oggi ancora utilizzati, ma per altre indicazioni, come il prurito o la cinetosi) non causano sedazione e sonnolenza, o per lo meno la causano in modo molto più limitato.

Da un punto di vista dell’efficacia, gli antistaminici di seconda generazione sono tutti comparabilmente utili nel ridurre i sintomi, anche se ciascun paziente può percepire un controllo dei sintomi migliore utilizzando un principio attivo piuttosto che un altro. In ogni caso, per ottenere la massima efficacia terapeutica, è bene proseguire il trattamento per tutta la durata dell’esposizione all’allergene, seguendo in modo preciso le indicazioni del medico. Anche da un punto di vista di sicurezza, questa classe di farmaci è sicura sia per utilizzi brevi, sia per utilizzi per lunghi periodi.

In passato, due principi attivi rappresentanti di questa classe, astemizolo e terfenadina, sono stati ritirati dal commercio per effetti indesiderati a carico del cuore. Oggi, gli antistaminici in commercio sono ritenuti sicuri da questo punto di vista, anche se di recente, una valutazione della rivista francese Prescrire ha messo in discussione il principio attivo ebastina (Kestine) per cui esistono alcune segnalazioni di effetti indesiderati cardiaci. Per questa ragione, gli autori della valutazione ritengono sia preferibile scegliere altri principi attivi della classe, già largamente utilizzati e della cui sicurezza possiamo stare tranquilli, per esempio cetirizina (alcuni nomi di formulazioni commerciali sono Zirtec, Suspiria, Axeramis) o loratadina (Clarityn, Fristamin).

La maggior parte degli antistaminici orali richiede la prescrizione medica e molti (per es., loratadina, levocetirizina, ketotifene, fexofenadina, ebastina, desloratadina e cetirizina) sono inseriti in classe A, quindi i pazienti affetti da allergie medie e gravi hanno diritto a ricevere il farmaco dal servizio sanitario pagando eventualmente solo la quota di compartecipazione. Il medico deve però apporre sulla prescrizione la nota 89, relativa alle patologie allergiche medie e gravi. Attenzione però: non tutti i farmaci contenenti questi principi attivi sono erogabili dal servizio sanitario.

Oltre agli antistaminici da usare per bocca, ci sono anche gli antistaminici in spray nasale, che sono considerati uguali o forse superiori agli antistaminici orali per quanto riguarda la loro capacità di alleviare i sintomi nasali. Purtroppo, però, sono poco efficaci sul fastidio dovuto alla congiuntivite allergica. Anche in questo caso, per beneficiare al massimo del trattamento, è bene proseguire la terapia per tutta la durata di esposizione all’allergene, seguendo bene le indicazioni del medico. Anche in questo caso, il profilo di sicurezza è buono e gli effetti collaterali che potrebbero emergere sono prevalentemente di tipo locale: secchezza e bruciore della mucosa, epistassi e più raramente mal di testa e sonnolenza. È bene fare attenzione agli eccipienti: alcune formulazioni, infatti, contengono benzalconio cloruro, un conservante, che, se utilizzato per lunghi periodi, potrebbe irritare la mucosa nasale. Sono tutti in libera vendita, dunque non è richiesta la ricetta medica e in commercio esiste molta scelta; di seguito indichiamo alcuni nomi commerciali: Rinazina antiallergica, Allespray (azelastina cloridrarto), oppure Levoreact (levocabastina cloridrato).

I cortisonici sono potenti inibitori della risposta infiammatoria e sono considerati il rimedio più efficace per le forme di rinite allergica più gravi, soprattutto quando il sintomo prevalente è la congestione nasale. Non solo sono in grado di ridurre i sintomi prettamente nasali, ma anche quelli oculari (prurito, rossore e lacrimazione). Per ottenere il miglior controllo dei sintomi, è bene anticipare l’inizio del trattamento di un paio di settimane rispetto all’esposizione all’allergene e proseguirlo durante tutto il periodo in cui l’allergene è presente. Il farmaco richiede del tempo per raggiungere la massima efficacia e, per sfruttare al meglio il potenziale della terapia, bisogna seguire in modo accurato le indicazioni dal medico. Solo in casi particolari da valutare con l’allergologo, potrebbe tornare utile associare un antistaminico, ma per via nasale.

Gli effetti collaterali più frequenti sono di tipo locale: epistassi, che in parte potrebbe essere dovuta all’azione meccanizza dello spray, secchezza e irritazione della mucosa. Molto raramente la letteratura riporta come effetto collaterale la perforazione del setto nasale, ma in generale gli studi clinici sui cortisonici spray non hanno evidenziato danni alla mucosa, nemmeno con l’uso prolungato. Alcune formulazioni contengono un conservante, il benzalconio cloruro, che potrebbe irritare la mucosa, soprattutto se applicato in modo prolungato.

Per quanto riguarda altri effetti collaterali più gravi, possiamo rassicurarvi: i cortisonici assunti per via nasale non causano gli stessi effetti collaterali dei cortisonici assunti per bocca. Vari studi hanno valutato se i cortisonici spray assunti per lunghi periodi potessero causare problemi della crescita nei bambini, la riduzione della densità ossea, l’aumento della pressione intraoculare o problemi ormonali, senza rilevare effetti significativi. Per questo motivo, si può ritenere che i cortisonici in spray abbiano un buon profilo di sicurezza. Alcuni di questi (fluticasone furoato, mometasone furoato, fluticasone propionato) sono ritenuti particolarmente sicuri per usi prolungati, perché la loro azione è limitata alla sede locale. Di seguito alcuni esempi di nomi commerciali: Avamys (fluticasone furoato), Nasonex (mometasone furoato), Flixonase (fluticasone propionato).

Al contrario degli antistaminici orali, gli antistaminici spray, i cortisonici spray nasali e i decongestionanti spray nasali sono farmaci di classe C, quindi a carico del paziente. Mentre però i cortisonici possono anche richiedere la ricetta medica, i decongestionanti spray nasali sono tutti in libera vendita senza obbligo di prescrizione.

La vaccinazione per le allergie (in termini medici, immunoterapia desensibilizzante) consiste nella somministrazione ripetuta dell’allergene responsabile dell’allergia al fine di desensibilizzare il sistema immunitario del soggetto allergico. Esistono formulazioni per trattare diversi tipi di allergie: pollini, acari, muffe e peli di animali. Aziende specializzate producono anche formulazioni personalizzate, secondo le indicazioni dello specialista.

Questa terapia non guarisce l’allergia, ma riduce l’aggressività della reazione infiammatoria e di conseguenza, il bisogno di farmaci per il controllo dei sintomi. L’effetto può prolungarsi anche per qualche anno dopo l’interruzione della terapia. L’esito, però, non è sempre positivo: non tutti i pazienti vedono i loro sintomi ridursi in modo significativo, nonostante il lungo periodo di trattamento. L’immunoterapia va infatti proseguita per almeno 3 anni di seguito per avere dei risultati (meglio ancora se per 5 anni: dà risultati migliori). Per questo motivo, la vaccinazione contro le allergie non è adatta a tutti i pazienti, ma solo a coloro che sono affetti da allergie gravi, i cui sintomi risultano incontrollabili coi soli farmaci.

La terapia può essere fatta in due modi: con vaccini da iniettare sottocute (SCIT) una volta al mese oppure assumendo quotidianamente compresse orosolubili o gocce sublinguali (SLIT). La scelta tra SCIT e SLIT deve essere fatta considerando i pro e i contro delle due: la SCIT sembrerebbe essere più efficace della SLIT, ma il paziente deve recarsi una volta al mese in ambulatorio per la somministrazione; nelle prime fasi della terapia, poi, il rischio di incorrere in uno shock anafilattico è più alto. La SLIT, invece, sembrerebbe essere meno efficace, ma è più sicura e il paziente può eseguire il trattamento in autonomia a casa.

Il trattamento può essere eseguito nel corso di tutto l’anno senza interruzioni, oppure, in caso di allergia stagionale, concentrandolo nel periodo precedente alla comparsa dei sintomi e proseguendolo per tutta la durata dell’esposizione all’allergene. 

Come abbiamo detto, non si sa esattamente quali siano le cause dello sviluppo di allergie: sono molti gli elementi che potrebbero contribuire, compreso il fattore ereditario. Di seguito prenderemo in considerazioni alcuni dei fattori con un potenziale ruolo preventivo:

Rispondiamo alle domande più frequenti sul legame tra rinite allergica e asma, igiene, smog e antibiotici.

Le prove scientifiche hanno dimostrato che rinite e asma spesso coesistono nel paziente: in generale, il 40-50% delle persone che soffrono di rinite ha l’asma e l’80-90% degli asmatici ha sintomi rinitici, e questa associazione sembra indipendente dall’età, dato che è stata osservata negli adulti e negli adolescenti.

Ma lo stretto legame tra le due malattie dipende anche dalla facilità con cui l’una evolve nell’altra. Infatti è stato osservato che la rinite allergica di solito precede l’asma e viceversa: in altre parole, circa un terzo dei pazienti rinitici può sviluppare asma e nella metà degli asmatici si può manifestare anche una rinite.

L’interdipendenza tra le due malattie non si ferma qui: molti studi hanno dimostrato la presenza di un’infiammazione bronchiale nei pazienti rinitici senza manifestazioni cliniche di asma. Inoltre, la presenza di una rinite che dura tutto l’anno è un fattore di rischio per l’asma, e la coesistenza di sinusite e asma, specialmente nei bambini, è ben nota da anni.

Lo stretto legame tra rinite e asma si riflette anche sulla cura, che in questi casi potrà prevedere l’uso di farmaci come cortisonici e antileucotrienici, che agendo sull’infiammazione allergica comune sono efficaci in entrambe le malattie. Va infatti ricordato che un controllo ottimale della rinite allergica si traduce in una più efficace prevenzione e in un miglior controllo dell’asma.

Il trattamento, quindi, deve essere differenziato a seconda della forma e della gravità della rinite, seguendo uno schema cosiddetto a gradini.

Si parte dalla forma intermittente lieve, in cui si impiega un antistaminico eventualmente associato a un decongestionante nasaleche, agendo sul blocco nasale, consente di risolvere questo sintomo in maniera più efficace dell’antistaminico da solo. Nelle forme intermittenti moderate e severe o persistenti lievi la cura è la stessa, ma con la possibilità di aggiungere gli steroidi nasali, in alternativa o in associazione agli antistaminici.

Infine, nel caso delle riniti persistenti moderate o severe, si ricorre in primo luogo agli steroidi nasali, ai quali in seguito, se necessario, possono essere associati un antistaminico, un decongestionante nasale o, in casi particolarmente gravi, un cortisonico per via orale.

L’idea che l’aumento di allergie e asma sia da ricercare nell’eccesso di igiene derivava dagli studi di un epidemiologo, David Strachan, che nel 1989 trovò una correlazione inversa tra lo sviluppo di allergie e il numero di componenti delle famiglie. Dai suoi studi, è emerso che, quanto più alto era il numero di fratelli, minore era la probabilità di un bambino di sviluppare allergie. Strachan ipotizzò che il motivo stesse nella vita a contatto con altri bambini fin dalla nascita e quindi in ambienti non particolarmente asettici.

Il meccanismo ipotizzato sta nella maggiore stimolazione del sistema immunitario di questi bambini, dovuta all’esposizione a una grande variabilità di germi che, in qualche modo, allenano le difese immunitarie e ne influenzano lo sviluppo in modo positivo. Gli studi di Strachan hanno fatto emergere uno dei fattori che probabilmente contribuisce all’odierna diffusione delle allergie, cioè la perdita dell’esposizione ai cosiddetti microorganismi buoni, buoni in quanto utili per lo sviluppo corretto del sistema immunitario, a cui eravamo più esposti un tempo e che oggi abbiamo un po’ perso a causa della la vita di città.

Attenzione però: l’esposizione a questi batteri non è legata semplicemente alla pulizia personale e della casa, bensì a un cambiamento generale del nostro stile di vita, riconducibile alla riduzione della diffusione di molte malattie infettive, alle variazioni delle abitudini alimentari, ai cambiamenti climatici e all’inquinamento, al maggior uso di farmaci antibiotici, alla riduzione del numero di persone che compongono i nuclei famigliari e allo spostamento delle famiglie dalle campagne alla città, che ha comportato svariati cambiamenti tra cui la riduzione del tempo passato all’aperto e una minore attività fisica.

Le nostre abitudini alla toilette e i nostri standard igienici casalinghi non sono davvero sul banco degli imputati. Anzi, gli attuali standard igienici sono un importante traguardo per la nostra società, perché ci hanno aiutato, insieme alle vaccinazioni e agli antibiotici, a debellare e a ridurre la diffusione di malattie che fino al secolo scorso costituivano un vero pericolo per la vita. È importante, quindi, non sottovalutare l’importanza del rispetto delle norme igieniche nella vita quotidiana, soprattutto nelle attività più critiche per la diffusione di microorganismi pericolosi, come ad esempio la preparazione del cibo in cucina, ma anche in quelle più banali, come lavarsi le mani dopo essere stati in bagno e di ritorno a casa dopo un viaggio sui mezzi pubblici.

Alcuni studi hanno trovato una correlazione tra inquinamento e diffusione delle allergie: per esempio, uno studio osservazionale condotto nell’area di Los Angeles ha evidenziato come l’esposizione ad agenti inquinanti potrebbe avere un ruolo importante nell’aumento della prevalenza di allergie. Altri studi, però, non hanno ottenuto gli stessi risultati e ci sono luoghi, come la Nuova Zelanda, dove l’inquinamento è inferiore, ma la prevalenza di asma molto rilevante. Dunque, l’inquinamento potrebbe contribuire all’incremento delle allergie, ma non è di certo l’unico responsabile. Una revisione degli studi dell’Istituto Superiore di Sanità e altre ricerche in campo botanico hanno mostrato che i cambiamenti climatici, per esempio le rapide variazioni di temperatura e pressione atmosferica, interagendo con alcuni inquinanti, generano uno stato di stress nelle piante e inducono l’aumento del potere allergenico dei pollini. In conclusione, non abbiamo sufficienti prove dell’associazione tra allergie, inquinamento atmosferico e cambiamenti climatici. Sono necessari ulteriori studi anche per capire in che modo questi fattori siano legati tra loro.

Sembrerebbe che la vita di campagna, caratterizzata dal contatto con gli animali, dal molto tempo passato all’aperto e dalla bassa sedentarietà, protegga dallo sviluppo di allergie e asma.

Due importanti studi hanno analizzato l’esposizione microbica dei bambini, tramite l’analisi della polvere delle loro case, e l’hanno messa in relazione con lo sviluppo di atopie e asma. In entrambi gli studi, i bambini che vivevano in fattoria ed erano esposti a una maggiore varietà di microbi, avevano anche una minore prevalenza di asma, come a confermare l’importanza del contatto con i microorganismi buoni che allenano per bene il sistema immunitario. La riprova degli effetti benefici della vita di campagna arriva da un interessante studio pubblicato sul New England Journal Of Medicine in cui i ricercatori hanno messo a confronto due comunità religiose, il cui stile di vita si basa su agricoltura e allevamento, gli Amish e gli Hutteriti. I ricercatori hanno cercato di capire come mai due comunità, che vivono in modo simile, presentino una prevalenza di asma così diversa: gli Hutteriti si ammalano di asma quattro volte di più rispetto agli Amish. Le due popolazioni condividono il patrimonio genetico (hanno entrambe origini europee), ma non le abitudini: gli Amish vivono in modo austero, rifiutando molte delle comodità moderne (per esempio, pochi utilizzano il trattore), mentre gli Hutteriti hanno adottato pratiche agricole odierne. I ricercatori hanno analizzato la polvere delle case di Amish e Hutteriti e hanno eseguito analisi del sangue sui bambini di entrambe le comunità. Dai risultati è emerso che nelle case degli Amish sono presenti un numero di endotossine ambientali quasi 7 volte maggiore rispetto a quelle presenti nelle case degli Hutteriti, a riprova del fatto che gli Amish sono esposti a una maggiore variabilità di microbi. Inoltre, sono emerse molte differenze nella proporzione, nella tipologia e nella funzione delle cellule che compongono il loro sistema immunitario. Dei bambini presi in considerazione nello studio, nessun Amish è risultato affetto da asma, contro il 20% dei bambini Hutteriti. Secondo gli scienziati, quindi, l’ambiente in cui vivono gli Amish permette al sistema immunitario dei loro bambini di svilupparsi meglio, tanto da garantire loro una maggiore protezione dallo sviluppo di asma.

Alcuni studi hanno trovato un legame, seppur lieve, tra lo sviluppo di allergie e l’utilizzo di antibiotici durante la gravidanza e nel corso del primo anno di vita del bimbo. Il meccanismo presunto consiste nel fatto che l’antibiotico, oltre a combattere l’infezione in corso, agisce sulla flora batterica intestinale “buona”, riducendo la variabilità e la quantità di batteri presenti nel nostro intestino. Questi batteri ricoprono una importante funzione di stimolo benigno nei confronti del nostro sistema immunitario intestinale e la loro riduzione (di numero e varietà) potrebbe interferire con il corretto sviluppo del sistema immunitario rendendolo meno capace di distinguere le sostanze pericolose da quelle che non lo sono, come gli allergeni. Tuttavia, bisogna stare attenti a interpretare i dati nel modo corretto, perché non possiamo semplicemente concludere che l’uso frequente di antibiotici scateni allergie e asma. Gli stessi autori di queste analisi ci dicono che i bambini predisposti all’asma potrebbero semplicemente ricevere più di frequente la prescrizione di un antibiotico. A riprova di questo, uno studio ha evidenziato come la correlazione tra uso di antibiotici e lo sviluppo di asma sia più forte quando l’antibiotico viene prescritto per infezioni respiratorie, piuttosto che per infezioni di altro tipo. Insomma, una lieve correlazione è stata osservata tra l’uso precoce di antibiotici e lo sviluppo di malattie su base allergica, ma non è di certo l’unico o il più importante fattore di rischio a oggi noto.

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